lunedì 9 giugno 2008

Yamaha RD 350

Planet Two Stroke
Con questo post inauguro la sezione "Planet Two Stroke" dove inserirò moto che sono diventate delle vere e proprie leggende, ma anche special incredibili basate su di esse. Ovviamente tutto a due tempi. Le moto da corsa con questo tipo di propulsore costruite dalle Case che hanno già una "sezione" troveranno collocazione lì.

Per quanto concerne la produzione di serie, le case giapponesi hanno sempre proposto motociclette che per qualche caratteristica fondamentale, più o meno positiva, hanno lasciato dei ricordi indelebili in quei motociclisti che hanno avuto la fortuna di guidarle. Le Kawasaki KR e Mach, le Honda NS e NSR, le Yamaha RD e TZ, le Suzuki RG e RGV, sono delle vere e proprie icone e sono ancora portavoci di un motociclismo, e soprattutto di un'epoca, molto diversa da quella che si intende oggi. Le notevoli dosi di adrenalina che questi motori erano in grado di regalare mal si sposavano con norme antiquinamento diventate sempre più restrittive e pressanti intorno alla seconda metà degli anni '90.
Negli anni '70 e '80 il problema inquinamento non era all'ordine del giorno, e la nascita di queste proposte da un lato serviva ad incrementare l'immagine sportiva che le case giapponesi, tutte piuttosto giovani, dovevano solidificare, e dall'altro lato erano lo specchio di una guerra tecnologica che le case cominciavano ad intraprendere a suon di soluzioni inedite per ciclistiche, motori e linee. Tutte questa "battaglie", sia in pista che sui mercati di tutto il mondo, si sono poi "trasferite" totalmente sui motori a quattro tempi.

La possibilità di salvare il due tempi era concreta. La proposta più audace venne partorita dall' Aprilia, leader nella produzione di motori a due tempi da competizione che sperimentò con successo un sistema d'iniezione su propulsori di 50 cc (il sistema era denominato Ditech) che garantiva consumi contenuti ed anche un inquinamento modesto. Purtroppo, un pò per la crisi economica della casa veneta e un pò perchè questo sistema richiedeva un opportuno e fisiologico lavoro di sviluppo ed affinamento, non si proseguì con la sperimentazione su motori con più cilindrata e cilindri.

Yamaha RD 350 - Storia ed Evoluzione
La Yamaha ha una lunga esperienza sui motori senza valvole in testa. Esperienza derivata essenzialmente dalle competizioni, dove ha ottenuto moltissime vittorie e titoli iridati con piloti fortissimi. Tutta questa conoscenza accumulata con le corse verrà sempre riversata sui modelli per la produzione di serie.

La Yamaha RD 350 inizia la sua lunga carriera commerciale nel 1973. Questa moto di impostazione abbastanza classica è dotata di un bicilindrico parallelo a due tempi, raffreddato ad aria. Deriva essenzialmente dalla R5 già in produzione dal 1970 ma la sigla RD nasce effettivamente nel 1973. La RD 350, subisce due evoluzioni (con sigla finale A e B, sostanzialmente il cambio passa da cinque a sei rapporti) ed esce di scena nel 1976, anno in cui la Yamaha appronta una versione da 400cc. Per il mercato giapponese e americano la moto non viene denominata RD ma bensi RZ.

Yamaha RD 350 1973:

Yamaha RD 400 1976:

Il 1979 è un anno importante: al salone di Tokyo viene presentata la RD 350 LC, dove la sigla LC sta per "Liquid Cooled" (raffreddamento a liquido). L'adozione di questo tipo di refrigerazione del motore incrementa potenza e affidabilità dello stesso rispetto alle precedenti versioni con i cilindri raffreddati ad aria. Di notevole importanza anche l'adozione del forcellone Monocross derivato strettamente da quello della Yamaha 350 GP.
Il vantaggio di questa moto risiede nell'eccezionale rapporto peso/potenza. Pensate che con appena due cilindri, 139 kg di peso e circa 50 cv questa moto era in grado di impensierire motociclette molto più pesanti e potenti data la sua eccezionale agilità e tiro del motore. Inizia quindi il successo della RD, che fa gola a moltissimi diciottenni dell'epoca.
Inoltre l' "effetto immagine" che hanno piloti del calibro di Kenny Roberts, Barry Sheene (che corse con la casa dei tre diapason dal 1980 al 1982), Johnny Cecotto (campione del mondo nel 1975 in sella alla Yamaha 350) non fa altro che aumentare l'interesse per questa moto.

Yamaha RD 350 LC:





Forcellone "Monocross":

Un importante step evolutivo di questa bicilindrica si ha nel 1983, anno in cui debutta la famosa valvola allo scarico YPVS (Yamaha Power Valves System), soluzione derivata dalle corse e applicata alla produzione di serie. Il legame tra corse e moto di serie è sempre più stretto.

Yamaha RD/RZ 350 "YPVS":






Motore con valvole allo scarico YPVS:

Nel 1984, Kenny Roberts, vincitore di tre titoli mondiali in sella alle Yamaha due tempi quattro cilindri, è il testimonial di una versione particolare della RD / RZ, con grafica gialla a scacchi neri, derivata dalle competizioni. Il risultato è a dir poco splendido.

Yamaha RZ 350 Kenny Roberts Replica 1984:






Nel 1985 vengono proposte due versioni: una carenata (RD 350 F) e l'altra naked (RD 350 N) mentre nel 1986 la potenza del motore sale a quasi 63 cv!! Nel 1987 la produzione viene spostata dal Giappone al Brasile e nel 1992 la Yamaha crea una versione completamente sportiva della sua bicilindrica, denominata RD 350 R. Nel 1994 la moto esce definitivamente di produzione.

Yamaha RD 350 F:



Yamaha RD 350 N:



Yamaha RD 350 R:



Nonostante abbia avuto la fortuna di guidare moto a due tempi, non riesco ad immaginare che emozioni possa dare alla guida una RD 350 o addirittura la eccezionale versione 500. Per quanto mi riguarda rimane il ricordo, indelebile, di eccezionali "maestre di guida" disposte a perdonare poco se trascurate e non "rispettate", ma nello stesso tempo immensamente divertenti ed equilibrate. Le emozioni che mi ha regalato la mia Suzuki RGV 250, non le ho più ritrovate sulle quattro tempi e non posso che ricordarla con immenso piacere.

SCOOP! Yamaha RD 350 2008
A volte ritornano...la Yamaha utilizzando la sua sconfinata tecnologia, ha reso possibile un utilizzo pulito del motore a due tempi! Con delle regole ben precise, in Giappone è partito un progetto sulla rinascita della RD 350 del terzo millennio che ha come punti principali una ciclistica svelta, un motore dall'eccezionale tiro ma rispettoso della severa normativa Euro 3 e un prezzo inferiore ai 6000 euro per venire incontro alle tasche di vecchi e nuovi appassionati. Per il design la Yamaha è andata sul sicuro affidandosi ad Oberdan Bezzi che per la prima stagione di commercializzazione l'ha proposta in ben quattro varianti cromatiche. Il blu, colore ufficiale Yamaha per il 2008, il mitico giallo-nero di Kenny Roberts, e altre due varianti bicolore. Che ne pensate? Pronti a firmare il contratto?

Francè





Foto: Yamaha-RD.it, RD-Club.it, Motorcycles Specs, e Motosketches

12 commenti:

Demonio Pellegrino ha detto...

Mmmh, ho sempre posseduto moto quattro tempi, dalla NX125 in poi, ma ho avuto modo di guidare parecchie volte la nsr della honda. Che goduria.

Sulla nuova versione, mi pare un po' un ibrido tra la MT03 e la ER6-N della kawasaki. Ma come dico sempre - a costo di sembrare noioso - le moto bisogna vederle dal vivo...

Anonimo ha detto...

GRANDE Francè.

O.B.

Giovanni Stoto ha detto...

mitica bara volante, che si racconta (io ero troppo piccola per guidarla e poi a 16 anni mi feci un aguzzi 125 2T raffreddata a liquido) potesse impennare di terza in sola accellerazione...

Francè ha detto...

le 2 tempi sono davvero un mondo a parte!

gandalf ti confondi...la "bara volante" era il soprannome dato alla Kawasaki Mach, tre cilindri due tempi. Oltre ad avere un telaio praticamente inutile, era praticamente anche sprovvista di freni!Motore superbo e semplicemente devastante però...

Giovanni Stoto ha detto...

mmmmmmmmmmmm dici?!?!

a Latina a fine anni 80 c'erano un paio di RD bianche e rosse e mi ricordo le chiamavano le bare volanti... boh?!?!

lo sport preferito dei proprietari era appunto di farsi 1ma, 2da e 3za impennando ad ogni cambiata: chiudi gas, cambia, accellera, ruota su (di poco) e via ancora

Francè ha detto...

Gandalf credo di essere abbastanza sicuro...quella fama era della kawa non della rd.

toofastforu ha detto...

confermo il soprannome della Kawa mach... anche io sapevo fosse lei la bara volante...
quanto alla RD... che mito.. che emozioni doveva saper trasmettere una moto del genere! riguardo agli schizzi su un ipotetico nuovo modello a me piacciono! davvero niente male!
ciao Frà

Francè ha detto...

Ciao Gianfrà ;)

luca ha detto...

per resistere alla gialla e nera dovrebbero legarmi...

luca ha detto...

per la bara volante quoto france', l'aggettivo in origine era nato x le kawa 2 tempi, ma poi e' stato dato in prestito un po' a tutta la prod giappo di quegli anni, nn avevano dei bei freni e bei telai... ciao a tutti..

Anonimo ha detto...

Ecco l'altro argomento che mi appassiona di piu, il 350 yamaha e' stata la mia prima moto "vera",
la versione Lc2 del 1983, e come tale ha lasciato il segno, in parte per essere stata la prima, ma perlopiu' perche' un due tempi regala sensazioni che non ritrovi piu' nemmeno su un "terra-aria" supersport recente.
certo le moto moderne sono migliori, piu' guidabili, piu' veloci, ma......
il sibilo rabbioso del ciclo corto, l'erogazione vuota e poi esplosiva, la relativa leggerezza di queste ormai vintage motociclette ti segnano e non ti abbandonano mai piu'.

poi questa passione puo' sfociare nella ricerca di miglioramento dei difetti di queste moto, e da li si entra nel tunnel delle special, da cui difficilmente si esce :-)

Alex

Fabio31K ha detto...

anni 70 la bara era la Kawasaki match, poi fine anni 70 ed inizio 80 lo scettro è passato all'RD 1à serie tamburo dietro e d1 disco anteriore.
Bei ricordi e un femore spezzato :-)

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